Nell’arena del cloud gaming mancava in fondo solo Facebook fra i colossi del web. Da lunedì 26 ottobre anche il gigante di Menlo Park ha deciso di scendere in campo.

Non un ingresso roboante, come dimostra anche il laconico post sul blog con il quale è stato dato l’annuncio che per ora si sostanzia in pochi giochi “free” e un accesso limitato agli utenti Android e a quelli che si collegano tramite desktop. iOS arriverà, forse, in un secondo momento visto che «Apple tratta i giochi in modo diverso e continua a esercitare il controllo su una risorsa molto preziosa» si legge nel post.

Innegabile però che il passaggio che riguarda Facebook, con questo suo primo passo strutturato nel cloud gaming, non è derubricabile, arrivando peraltro qualche mese dopo il lancio di Stadia di Google e un mese dopo lo squillo di tromba di Amazon, mettendosi in scia di player del “settore” del calibro di Sony, Microsoft, Nvidia.

A differenza degli altri però, Facebook non ha optato per dare in abbonamento le sue offerte per ora limitate a qualche Stato degli Usa. Certo è, dall’altra parte, che il potenziale è enorme. Il colosso di Mark Zuckerberg che giovedì 29 ottobre alzerà il velo sui conti del terzo trimestre dell’anno – dopo un secondo trimestre con utili impennati a 5,18 miliardi da 3,96 miliardi, pari a 1,80 dollari per azione contro gli 1,39 dollari previsti e fatturato sopra le attese salito dell’11% a 18,7 miliardi – rivendica qualcosa come 380 milioni di giocatori al mese sulla sua piattaforma, foraggiata in questo senso dai mini-giochi.

Il cambio di passo è evidentemente pensato per rafforzare l’engagement dei suoi utenti puntando ad alimentare le entrate pubblicitarie che pesano per il 98,6% del totale sul business di Menlo Park (31,5 miliardi di ricavi su 31,9 totali nei sei mesi chiusi a giugno 2020) e sulle quali Facebook ha iniziato una grande opera di diversificazione visto che, come spiegato nella conference call sulla presentazione dei conti del secondo trimestre 2020, «i top 100 advertisers hanno rappresentato il 16% delle nostre revenues da adv, che è la percentuale più bassa da un anno».